È sempre bello tornare al Salone del Mobile di Milano. Imprese, design, innovazione, crescita.
L’Italia può contare sulle sue eccellenze ed essere così ancor più attrattiva e competitiva.
Qui si respira l’ottimismo dell’Italia creativa, quella che non si arrende, che progetta e investe sul futuro.
Essere al Salone significa per me ascoltare la voce di tanti imprenditori del settore.
In questi mesi fattori come la perdita di potere d’acquisto delle famiglie causata dall’inflazione, l’aumento dei tassi di interesse, il depotenziamento di alcuni incentivi fiscali legati alla casa e all’edilizia, le guerre e le tensioni geopolitiche che hanno creato incertezza sui mercati internazionali hanno rallentato la domanda.
Eppure tante aziende sono riuscite comunque a chiudere l’anno con crescite di fatturato e con margini positivi. Ma soprattutto hanno continuato ad investire per rendere più efficienti e sostenibili i processi produttivi, per ampliare la rete commerciale internazionale, per assumere nuove figure professionali in grado di gestire la sfida della transizione ecologica e digitale.
L’impegno della politica – il Made in Italy (dal design alla moda, dall’agroalimentare all’automotive) è la cosa più preziosa che abbiamo.
Siamo apprezzati nel mondo per qualità, sostenibilità, originalità delle nostre eccellenze.
Il governo Meloni ha istituito una Giornata nazionale del Made in Italy (il 15 aprile) ed è indubbiamente un segnale importante, ma le nostre filiere per essere più competitive meritano interventi concreti: lotta alla contraffazione e alla concorrenza sleale, meno tasse e burocrazia per facilitare la crescita, incentivare gli investimenti in sostenibilità e innovazione grazie a un piano Industria 5.0, aiutare le imprese a trovare forza lavoro qualificata, anche partendo dagli ITS e dal Pnrr.