Politica e scuola protagoniste dell’educazione alla cittadinanza

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Web, bullismo, cyberbullismo, sono temi che riguardano da vicino la tutela della persona. Come utilizzare il digitale è infatti una questione che pone al centro di ogni ragionamento proprio la persona. In Parlamento c’è una forte convergenza sul tema del web tra tutti i gruppi politici: un elemento importante perché in genere le posizioni sono molto diverse. Su questo tema, invece, c’è una convergenza positiva che contribuisce anche a trasferire agevolmente all’esterno quello che stiamo facendo e che abbiamo posto al centro dell’agenda politica. Intendo, quindi, parlare di quello che stiamo provando a costruire: con tanti colleghi siamo partiti con la proposta di reintrodurre l’educazione alla cittadinanza, un’occasione per ragionare con gli insegnanti sulla nostra Costituzione, sui principi del vivere civile. Nonostante in realtà, nei programmi, l’educazione alla cittadinanza esista già, abbiamo avvertito l’esigenza di proporre lo studio della Costituzione e della convivenza civile come ora di studio autonoma e non solo in ambito interdisciplinare. Secondo noi, infatti, è arrivato il momento di dedicare un tempo preciso alla cittadinanza e nella proposta di legge a mia prima firma, così come in altre presentata da altri colleghi, abbiamo esteso l’ambito dello studio della Costituzione al digitale.
Quando siamo in rete non entriamo in una zona franca dove si smette di essere cittadini e si dismettono i principi del vivere civile, a partire dal rispetto dell’altro, della dignità, perché dobbiamo avere la consapevolezza che dietro un profilo, dietro un account, c’è una persona. Quello virtuale è un modo diverso di dialogare, ma non si sospende l’essere cittadini e non si dismettono i diritti e doveri che la Costituzione ci impone. Per questo, mi auguro che il Parlamento riesca celermente ad approvare una proposta che sarà il frutto di sensibilità differenti, ma che renderà ancora una volta la scuola protagonista nella formazione dei cittadini di domani.
Siamo convinti che questa battaglia non si vinca solo aumentando le pene o prevedendo fattispecie autonome di reato per fenomeni come cyberbullismo, sexting o revenge porn. Secondo noi, i temi della formazione, della sensibilizzazione, della prevenzione vengono prima dell’ambito penale e quindi ci piacerebbe che il mondo dell’istruzione possa inventare modalità, anche innovative, per far vivere la Costituzione e le istituzioni all’interno della scuola. E’ questa la sfida che abbiamo davanti: ci dobbiamo riconoscere in un universo di valori e principi che dobbiamo considerare nella vita di tutti giorni, anche quando accediamo ai social network o navighiamo in rete. Questa è una sfida che ci riguarda tutti e rispetto alla quale la scuola gioca un ruolo essenziale. Dobbiamo costruire un’alleanza educativa dalla quale nessuno può chiamarsi fuori, dalle famiglie al mondo dell’associazionismo. La ‘Convenzione dei diritti e dei doveri degli adolescenti digitali’ non vuole essere un percorso calato dall’alto e, benché sia il Parlamento a dover fare il primo passo, vogliamo che i singoli istituti scolastici siano protagonisti.
La cosa più importante del percorso formativo è acquisire a scuola il metodo democratico, ovvero avere rispetto per il pluralismo e quindi per chi la pensa in maniera differente. La sensazione che spesso si ha stando sui social è che basta avere una posizione diversa o un’opinione contro corrente per diventare un nemico, un avversario da abbattere. Questo è molto preoccupante perché vuol dire non aver compreso il bello del metodo democratico e del confronto, che vuol dire accendersi delle proprie idee ed essere pronti a un confronto anche aspro, ma senza discriminare chibla pensa diversamente. Non è possibile che ogni elemento di diversità diventi un’occasione di scontro o per un focolaio di odio. Questo non è accettabile, perché la franchezza o la durezza nell’esprimere le proprie idee non possono mai essere scisse dal rispetto dell’altro. Il confronto è questo, non possiamo andare verso il pensiero unico o verso la paura del confronto mentre ci appassioniamo al digitale e la tecnologia fa enormi passi avanti.
Occorre poi porre particolare attenzione alla tendenza di postare tutto in rete, perché una stupidaggine, una ragazzata, può poi penalizzare il futuro e l’immagine che abbiamo di noi stessi e che vogliamo trasmettere agli altri. Su internet cadono i freni inibitori e la confidenza è totale. Siamo davanti a uno strumento potentissimo e dobbiamo essere in grado di coglierne i limiti oltre alle potenzialità.
La scuola che ha risorse umane straordinarie, insegnanti preparatissimi, è indispensabile nel formare i cittadini di domani e nell’aiutare a comprendere che la rete è uno strumento che ha necessità di qualche correttivo, non è un fine per passare il tempo o superare la noia.
Non abbiamo l’illusione di ritenere che con una legge si possa giungere a tutto questo, ma è importante intervenire e focalizzare l’attenzione su un tema che non può essere alla ribalta soltanto in occasione di qualche brutto caso di cronaca.
Occuparsi di Costituzione, come essere cittadini, riguarda tutte le persone.

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Una risposta

  1. A scuola le prime cose che si imparano sono :
    1) Non pagare le tasse. Dato che gli insegnanti che danno ripetizioni si fanno pagare in nero. Basterebbe eliminare la moneta cartacea e pagare tutto col bancomat.
    2) Falsificare i documenti. Dopo aver preso una nota al giorno sul diario : impari a falsificare la firma dei genitori.
    3) Copiare i compiti. Perché non è importante imparare, ma ciò che importa è avere un bel voto.
    4) Fare a botte. Se non vuoi prenderle dai compagni bulli, devi imparare ad essere più bullo di loro.
    5) A marinare la scuola; falsificando le giustificazioni.
    6) A partecipare a qualsiasi attività proposta dalla scuola ( gite, gare sportive, assemblee studentesche, ecc…) non perché realmente interessato, ma solo evitare le lezioni in classe. .
    7) A scioperare. Perché non funzionano i caloriferi o manca la carta igienica nei cessi.
    8) Che lo spaccio della droga rende di più che andare a lavorare.
    9) A rubare i motorini.
    10) A giocare ( scacchi, battaglia navale, ecc… ) durante le lezioni.

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