Lavoro, rinvio assegno di ricollocazione conferma fallimento del Jobs Act

L’ulteriore rinvio della messa a regime dell’Assegno di Ricollocazione conferma il fallimento del Jobs Act nella parte in cui prevedeva la costruzione di un sistema di politiche attive del lavoro.

Diversamente da quanto annunciato, dal primo aprile scorso i lavoratori disoccupati privi di impiego non hanno potuto richiedere un servizio di assistenza intensiva per la loro ricollocazione nel mercato del lavoro, nonostante la misura sia stata disciplinata più di due anni e mezzo fa e l’Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro sia già stata costituita da poco meno. Manca anche la necessaria infrastruttura informatica per gestire il mercato del lavoro in modo moderno, mettendo in rete i servizi pubblici e privati per l’impiego e i soggetti che erogano le politiche passive del lavoro con quelli che dovrebbero erogare le politiche attive.

Senza questo fallimento sulle politiche attive, oggi non si parlerebbe neppure in modo così ambiguo del reddito di cittadinanza, come misura dalla forte connotazione assistenzialista. Il nostro mercato del lavoro invece ha bisogno di costruire un efficace sistema di politiche attive, che consenta contemporaneamente di ricollocare presto chi perde un lavoro e di fornire un percorso di inserimento lavorativo e di contestuale sostegno al reddito per i disoccupati di più lungo periodo.

Noi mettiamo il lavoro al centro della nostra agenda politica, consapevoli che l’unico rimedio per contrastare la disoccupazione è investire in servizi universali e personalizzati di accompagnamento alla ricollocazione.

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