Esattamente 60 anni fa moriva #WinstonChurchill. La sua vita fu un atto di amore per l’Inghilterra, il suo impegno civile un esempio. Nella sua lunga carriera politica si è caratterizzato per la sua straordinaria oratoria, per il suo pragmatismo e la difesa della democrazia dal virus dei totalitarismi. I suoi discorsi sono tuttora considerati dei capolavori e ottenne perfino il premio Nobel per la letteratura. Come tutti i leader della storia è stato anche un personaggio controverso: vinse la guerra, guidando la Gran Bretagna nella sfida contro Hitler quando tutta l’Europa stava cedendo sotto i colpi del nazismo, e tuttavia perse le elezioni. Se oggi guardassimo alle sue posizioni politiche con lo sguardo della cultura woke, dovremmo criticarlo per il suo atteggiamento sul colonialismo, per la contrarietà sul voto alle donne, piuttosto che per la sua iniziale simpatia per Mussolini: ma i leader non si giudicano così. Perché ogni figura politica è figlia del proprio tempo e lo interpreta. Quello che fa di un politico uno statista non è solo il suo atteggiamento contingente ma la sua visione e la sua capacità di costruire futuro. Churchill è stato, da questo punto di vista, un gigante: per la lucida preveggenza con cui comprese i rischi dell’appeasement verso il nazismo, per la visione geopolitica che ne fece uno dei padri ‘morali’ dell’alleanza atlantica, per la fiducia nella scienza e nel progresso tecnologico, per la difesa del valore della democrazia, pur nella consapevolezza dei suoi limiti. Al di là di come la si pensi sul quarantasettesimo presidente degli Stati Uniti, si può e si deve apprezzare la decisione di Trump di riportare nello studio ovale il busto di Churchill: è un giusto riconoscimento al valore dello statista britannico ed è anche la conferma di un legame, quello fra gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, ma anche quello con l’Europa che prescinde dalle contingenze della storia. In tempi come quelli in cui viviamo di smarrimento ideologico e di rifiuto delle asprezze della storia, dovremmo mandare a memoria alcune sue lezioni di vita e di politica. E ricordare a cosa può portare l’indulgenza verso ogni forma di autoritarismo. “Mai arrendersi”.