Sono da sempre contraria alla maternità surrogata, indipendentemente dal fatto che venga richiesta da coppie omosessuali o eterosessuali. Si tratta di una pratica degradante per le donne e per il nascituro, che diventano l’oggetto di una inaccettabile compravendita. Il rischio è di compromettere la libertà della donna, spesso dietro questa scelta non c’è libertà, ma un bisogno economico. Naturalmente non sono i bambini a dover pagare il prezzo di questi errori e non possiamo girarci dall’altra parte solo perché questa pratica viene utilizzata in Paesi che non sono il nostro.
Capisco pertanto le preoccupazioni avanzate dalla Rete No GPA e condivido l’appello sottoscritto già da Emma Fattorini, vicepresidente di Azione, e da diversi esponenti di associazioni laiche, cattoliche e di area riformista.
Si lavori per ribadire la contrarietà dell’Italia alla maternità surrogata e si operi anche in Europa per una messa al bando di tale pratica in sede internazionale.