Lavoro, la parola a sei professioniste: “una parità difficile”

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E’ stata pubblicata alcuni giorni fa sulle pagine de Il Sole 24 Ore un’interessante intervista a sei donne, avvocati al vertice in alcuni dei più prestigiosi studi legali italiani. Nell’articolo le professioniste raccontano il percorso e le difficoltà che hanno dovuto affrontare per arrivare dove sono, richiamando l’attenzione della politica sulla necessità d’interventi per conciliare vita e lavoro, per rendere sostenibili i carichi familiari, per superare gli stereotipi di genere.
Non ci nascondiamo: quella della libera professione,  soprattutto per le donne, è una strada particolarmente dura. Il dinamismo, l’impegno personale spesso totalizzante, la necessità di mettere in campo ogni giorno l’eccellenza ma anche l’incertezza rappresentano gli elementi caratterizzanti del percorso professionale. Lavorare senza orari, senza il “conforto” della stabilità e dello stipendio a fine mese, vivendo solo del proprio impegno quotidiano sono, allo stesso tempo, i pro e i contro della libera professione, che rendono molto arduo conciliare lavoro e vita familiare. Per le donne, questo sforzo è ancor più arduo: pur da una prospettiva diversa, conosco anche io e comprendo la difficoltà per certe professioni di separare la vita dal lavoro; so bene quanto sia difficile “staccare la spina”, rispetto a un’occupazione che, a livello di preoccupazioni e pensieri, se non anche fisicamente, ci segue in ogni momento, anche a casa. Conosco la difficoltà di provare a camminare in equilibrio fra due dimensioni, il lavoro e la famiglia, ciascuna contraddistinta dalla tendenza – quasi assoluta direi – a espandersi, ad assorbire spazi ed energia. Per questo motivo, a marzo scorso, ho presentato una proposta di legge che introduce una serie di misure a sostegno della partecipazione delle donne al mercato del lavoro, adottando un approccio a 360 gradi, che parte dalla domanda e dalla necessità delle madri e lavoratrici – vissute in prima persona – per formulare le risposte. In questa prospettiva, la proposta combina, raffinandoli, tutti gli strumenti finora dimostratisi vincenti per l’occupazione femminile, ampiamente apprezzati da tutte le parti sociali: incentivi e sgravi fiscali all’assunzione all’imprenditoria rosa,specie nelle Regioni meno ricche; incentivo e ampliamento dello smart-working e delle altre forme di lavoro flessibile; estensione del congedo parentale del padre; pensione agevolata per la madre lavoratrice; welfare per l’infanzia, con misure di contribuzione economica, nonché la pianificazione di centri ricettivi sicuri e di qualità per bambini, per coprire in modo capillare il territorio. Vi assicuro che porterò avanti la mia proposta, anzi la nostra proposta, con la grinta e la determinazione che noi donne conosciamo bene. Buon lavoro!

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2 Responses

  1. Per creare lavoro bisogna:
    1) Ridurre le tasse. Se no le aziende scappano come sta per fare la CocaCola che da Catania vuol andare in Albania.
    2) Ne basterebbe una sola di tassa se si pagasse tutto col bancomat o con assegni o bonifici. Per esempio introducendo un unica commissione del 10% per ogni pagamento. Cosi facendo si elimina il lavoro in nero e l’evasione fiscale.
    2) Eliminare gli sprechi della PA. In alcune regioni si utilizzano il doppio dei dipendenti pubblici per fornire lo stesso servizio. E spesso dove si spendono più soldi il servizio è peggiore.
    3) Ridurre i tempi della giustizia. passando da 3 a 2 gradi di giudizio della durata di massima di 6 mesi ciascuno.
    4) Ridurre la burocrazia. In Cina costruiscono un ospedale in 10 giorni, un grattacielo in 3 mesi, un ponte in 1 anno, ecc…ecc…

  2. Per creare lavoro bisogna:
    1) Ridurre le tasse. Se no le azinede scappano come sta per fare la CocaCola che da Catania vuol andare in Albania.
    2) Ne basterebbe una sola di tassa se si pagasse tutto col bancomat o con assegni o bonofici. Per esempio introducendo un unica commissione del 10% per ogni pagamento. Cosi facendo si elimina il lavoro in nero e l’evasione fiscale.
    2) Eliminare gli sprechi della PA. In alcune regioni si utilizzano il doppio dei dipendentiti pubblici per fornire lo stesso servizio. E spesso dove si spendono più soldi il servizio è peggiore.
    3) Ridurre i tempi della giustizia. passando da 3 a 2 gradi di giudizio della durata di massima di 6 mesi cisacuno.
    4) Ridurre la burocrazia. In cina costruiscono un ospedale in 10 giorni, un grattacielo in 3 mesi, un ponte in 1 anno, ecc…ecc…

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