L’iniziativa di Papa Francesco che ieri, in Vaticano, ha incontrato 400 bambini vittime di eventi traumatici che hanno segnato la loro infanzia (come per esempio il crollo del Ponte Morandi), deve far riflettere sulla necessità di sostenere in maniera adeguata questi giovanissimi, testimoni oculari di grandi tragedie che, negli ultimi anni, hanno segnato l’intero Paese.
Per farlo si deve ripartire da una ritrovata alleanza scuola-famiglia, contesti in cui i bambini trascorrono gran parte del loro tempo.
Specialmente in caso di eventi traumatici, la presenza assidua e il supporto di figure come quelle di insegnanti e genitori diventano tasselli fondamentali per aiutare loro a voltare pagina e a superare uno shock che altrimenti rischierebbe di compromettere per sempre le loro vite. Una mission che richiede l’impegno congiunto dei ‘grandi’ sia a casa che a scuola, dove i docenti – spesso soli nell’affrontare le difficoltà quotidiane – devono apparire agli occhi dei bambini come titolari di quell’autorità positiva in grado di infondere loro fiducia. Il legame tra genitori e insegnanti va dunque rinsaldato nell’ottica di una strategia comune, attenta alle specifiche sensibilità di quei minori provati da un dramma che può essere superato solo con il contributo di figure sempre presenti e tra loro in piena armonia.