Lo smarrimento delle ragioni fondative dell’educazione civica di Luciano Corradini

educazione civica

La stagione delle ‘educazioni’

Dopo gli anni del più intenso riformismo “democratico”  (per la scuola basti un cenno ai decreti delegati e ai nuovi programmi della scuola media del 1979), negli anni ’80 e’90 si è posto in più sedi il dilemma se ripristinare e rafforzare, o se abbandonare definitivamente l’idea di dare uno spazio curricolare specifico all’educazione civica. Pareva che le emergenze di guai specifici, come la droga, gli incidenti stradali, la violenza nelle sue diverse forme,l’inquinamento ambientale e le patologie fisiche, psichiche e sociali di vario genere, di cui la scuola era ed è ancora chiamata in qualche modo a farsi carico (con le novità del cyberbullismo e della ludopatia), richiedessero per la scuola stessa leggi e progetti specifici, come quelli che si riassunsero nei Progetti Giovani ’93 e Ragazzi2000. Questi ebbero la loro legittimazione giuridica nella legge antidroga309/1990, che introdusse, sia pure “trasversalmente”, l’educazione alla salute (espressione carica di valori personali e sociali), e, con la legge285/1992, l’educazione stradale. Trovarono più consensi (tra cui quelli delCENSIS) che dissensi, ma quando non fu più convintamente sostenuta, anche perché arrivarono l’autonomia (d.P.R 275/1999) e le riforme degli ordinamenti (a partire dalla legge 53/2003), finirono per perdere, agli occhi di molti, il carattere emergenziale e creativo delle origini.

Successi e insuccessi per l’educazione civica

La stagione delle ‘educazioni’ e delle ‘sperimentazioni’ ha finito per mettere in ombra la stessa Costituzione, ‘ospitata’ fino ad allora, sia pure precariamente, nell’educazione civica.

Questa avrebbe dovuto e potuto invece fornire insieme la mappa etico-giuridica, legittimata al più alto livello, sia per analizzare il discostamento delle idee, degli atteggiamenti e dei comportamenti dei giovani e della società in genere, dai principi, dai valori e dalle regole costituzionali, sia per organizzare le scelte culturali e didattiche delle scuole secondo una visione organica e graduale delle mete educative da raggiungere o delle competenze da promuovere, come si sarebbe detto in seguito.

Ma le proposte potevano apparire velleitarie, per la pretesa di appesantire il curricolo scolastico con altre ore e con altri contenuti d’insegnamento, proprio quando il pendolo della politica scolastica si spostava dalla parte della riduzione del carico orario, sia per ragioni economiche sia per ragioni psicologiche e culturali.

In sintesi i quasi sessant’anni di storia dei tentativi di istituire nella scuola un robusto insegnamento di educazione civica rivelano in complesso inattesi successi (con la riforma della scuola media e della scuola primaria, con i decreti delegati, con le sperimentazioni, le “educazioni” e i relativi “progetti”,lo statuto delle studentesse e degli studenti e il patto di corresponsabilità educativa e infine con la legge 169/2008 su “Cittadinanza e Costituzione”) e insuccessi, per chi puntava ad ottenere uno spazio più “adeguato” e un ruolo di dignitoso servizio per la Costituzione in tutta la scuola.

Effettivamente non è possibile accogliere negli affollati orari scolastici uno spazio consistente per tutto ciò che è desiderabile, anche se importante e raccomandato da autorevoli sedi nazionali e internazionali. Le“educazioni” sono perciò destinate al precariato e ad essere chiamate in servizio “secondo il bisogno”, come le vitamine, e secondo la sensibilità dei singoli docenti e studenti, fors’anche per salvarsi la coscienza, approfittando di ricorrenze celebrative, di finanziamenti improvvisi, utili ad aumentare “progetti” non sempre  raccordati con l’ordinata vita della scuola.

Lavoratori, persone e cittadini

Il recente passaggio a ordinamento dell’alternanza scuola-lavoro, resa obbligatoria dalla legge 107/2015per tutte le studentesse e gli studenti degli ultimi tre anni delle scuole superiori,licei compresi, per aprire finalmente la via italiana al sistema duale tedesco,pone al centro del curricolo il tema del lavoro, che è un bisogno-valore di rilevanza costituzionale. La breve esperienza fatta finora è insieme promettente, per le potenzialità che offre ad alcuni, e problematica, per la difficoltà di rendere effettivo, sul piano organizzativo e didattico, un raccordo strutturale fra curricolo scolastico ed esperienze di lavoro formativo, in contesti produttivi e scolastici tanto disomogenei come sono quelli italiani. C’è chi contesta questa scelta, denunciando la povertà formativa delle esperienze offerte agli studenti, in cambio del tempo sottratto alla cultura umanistica e scientifica, e chi ricorda che il disegno costituzionale parla non solo del lavoratore,ma anzitutto della persona e del cittadino, la cui formazione è alla base della intera vita, ivi compresa quella da dedicarsi a un lavoro sempre più incerto e cangiante.

Occorre aggiungere che anche la dimensione del consumatore, come notava Visalberghi,acquista sempre più rilevanza in un mondo globalizzato, la cui vita e le cui risorse dipendono sempre più dalla quantità e dalla qualità dei consumi.Orientando o seguendo in un certo modo la produzione di beni e servizi, i consumatori contribuiscono involontariamente, insieme al progresso tecnologico, ad abbassare i costi e a ridurre i tradizionali posti di lavoro e il reddito dei lavoratori, la dignità delle persone e dei cittadini e la “salute”(si pensi alla droga che finanzia la mafia) dei singoli e dell’intero Pianeta.

La Costituzione come mappa etico-giuridica dell’educazione (civica e non solo)

Ritornando al profilo storico che stiamo sommariamente ricostruendo, ricordo che, a metà degli anni ’90, il Consiglio nazionale dellaPI, ripensando in chiave di pedagogia istituzionale l’intera materia dell’educazione civica, segnalò, in una sua pronuncia al Ministro, che le problematiche e i valori presenti nelle “educazioni” veicolate da contingenti circolari ministeriali (democrazia, diritti umani, salute, sicurezza, legalità, intercultura, cittadinanza…) si trovano organicamente e sinteticamente radicati nella Costituzione italiana. Il denso patrimonio culturale, etico,sociale e giuridico di cui questa è ricca, poteva e doveva essere valorizzato non solo dalle leggi generali di ordinamento e dal “governo”, centrale e regionale, ma anche dall’autonoma responsabilità delle scuole, aiutate in ciò da un curricolo dinamico e aggiornabile, ma anche razionale, ragionevole, equilibrato come una dieta salutare per il nutrimento del corpo, in base ai vincoli di tempo, di bilancio, di competenze e di motivazioni disponibili. Dunque no alla bulimia e all’anoressia dell’educazione scolastica,sì alla cultura “mediterranea” della persona, del cittadino, del lavoratore,del consumatore.

Di conseguenza il CNPI affermò che una più corretta e competente utilizzazione della stella polare della Costituzione, in uno studio e in una pratica che coinvolgessero docenti e studenti, poteva aiutare la scuola a raggiungere in modo efficace gli obiettivi apparentemente contraddittori della sobrietà curricolare e dell’ampliamento dell’offerta formativa (dpr 275/1999, art.9).

Da Lombardi a Berlinguer, alla Moratti

Giancarlo Lombardi rispose istituendo due successivi gruppi di lavoro, che furono all’origine di una direttiva ministeriale (8.2.1996,n.58), accompagnata da un ampio allegato, denominato Educazione civica e cultura costituzionale. L’insegnamento ivi previsto, affidato all’insegnante di storia (o di diritto ed economia, dove presenti) doveva «concorrere autonomamente alla valutazione complessiva dello studente». In sostanza, si ritenne che l’educazione civica dovesse disporre anche di un voto distinto, perché ciò che non ha voto nella scuola, per una diffusa mentalità, “non conta”.

L’impegno per lo sviluppo e il rafforzamento del disegno del decreto Moro era qui evidente, anche se, in assenza di una legge specifica, non si osò parlare, per questo “nucleo di argomenti”, di orario settimanale. I relativi programmi per un curricolo continuo di educazione civica, elaborati da uno dei gruppi di lavoro ministeriali, pur approvati dal CNPI e legittimati dal documento allegato, denominato Nuove dimensioni formative, educazione civica e cultura costituzionale, non furono firmati dal ministro dell’ormai dimissionario governo “tecnico” Dini, per “cortesia istituzionale” verso il nuovo governo Prodi. La cosa dispiacque particolarmente al sottosegetario pro tempore, delegato a questa materia, che era anche vicepresidente del CNPI.

Il nuovo ministro Berlinguer si concentrò sul “riordino dei cicli”, sullo studio del Novecento, sullo Statuto delle studentesse e degli studenti (1998), sull’autonomia scolastica e sulla parità, lasciando cadere l’educazione civica, nonostante le raccomandazioni fatte dalla “Commissione dei saggi”, presieduta da  Roberto Maragliano, e nonostante l’appello che 18 docenti universitari di varie discipline e di vari orientamenti culturali avrebbero di lì a poco inviato al suo pur sensibile e ben intenzionato amico e successore Tullio De Mauro[1], nel dicembre del 2000, per rilanciare l’educazione civica (o alla cittadinanza), ai sensi della direttiva 58.

Nel nuovo governo di centro destra, Letizia Moratti inserì nella citata legge delega 53/2003  l’educazione ai principi fondamentali della convivenza civile, articolandoli poi in sei “educazioni” (ambiente, cittadinanza,sicurezza stradale, salute, alimentazione, affettività e sessualità) e prevedendo anche una valutazione specifica, con un’elaborata proposta didattica, ma senza orari dedicati.

Una “cittadinanza curricolare” per la Costituzione

Una diffusa opinione favorevole al ripristino dell’educazione civica non bastò allora a convincere i decisori ministeriali e anche, nel suo complesso, il mondo della scuola a difendere uno spazio distinto per gli “obiettivi di apprendimento” e per i “traguardi per lo sviluppo delle competenze” relative alla cittadinanza e alla Costituzione:infatti non c’è stata una “rivolta popolare” quando  sia le Indicazioni curricolari per il primo ciclo firmate da Fioroni (2007), in seguito rimodulate nella nuova edizione e firmate da Profumo (2013), sia le Indicazioni relative al secondo ciclo, firmate dalla Gelmini (2010), hanno tolto dall’elenco delle materie, accanto alla storia, l’educazione civica o alla cittadinanza e persino la più recente(2008) “Cittadinanza e Costituzione”, per la quale avevamo pedalato in salita, ma col tifo di tutti, compresi CNPI e Consulte degli studenti e dei genitori. 

Lo ha notato con humor Beppe Severgnini, in uno scritto del 10 luglio 2008 sul Magazine del Corriere della Sera: «Se fossi il Gel-ministro dell’Istruzione, introdurrei tre ore settimanali di educazione civica (una materia che oggi non esiste più). Forse in questo modo potremo ricuperare la prossima generazione. La nostra, temo, è andata».

Che non si sia trattato solo di una battuta, lo dimostra una ricerca dell’Associazione Tre elle, basata su un campione di 1508  ex studenti dai 19 ai 25 anni di Bologna, Lecce e Siena, pubblicata nell’aprile 2009. Fra le materie ritenute più importanti è ricomparsa l’educazione civica (“diritti e doveri dei cittadini, funzionamento dello Stato italiano e dell’Unione europea”): essa  ottenne il quarto posto, dopo l’inglese, l’italiano, l’informatica. Non è un cattivo“piazzamento”, rispetto a discipline fondamentali come la matematica, le scienze, la storia, la filosofia, la musica, che ottengono i posti successivi della graduatoria.

Un monte-ore per Cittadinanza e Costituzione

La Carta costituzionale costituisce, per la scuola istituita o riconosciuta dalla Repubblica, non solo la legge fondamentale del nostro ordinamento, ma anche un “ambiente” culturale e pedagogico, dotato di forza ideale, di chiarezza e organicità etica, giuridica e politica, capace di accogliere, dar senso e orientamento alle persone che vivono nella scuola, alle discipline e alle attività che vi si svolgono. Nessuna disciplina può garantire da sola la solida formazione alla cittadinanza locale, nazionale e globale di cui c’è oggi bisogno: ma non sembra sostenibile che sia superfluo uno specifico sia pur limitato monte ore dedicato, secondo le età dei ragazzi, allo studio, alla riflessione, alla elaborazione di idee relative alla Costituzione, ai suoi contenuti e alle sue implicazioni a livello scolastico, nazionale e internazionale. Tanto più in questo problematico passaggio culturale, geostorico, tecnologico, economico, politico e generazionale. In un libro in corso di stampa, che già nel titolo distingue e unisce L’educazione alla cittadinanza e l’insegnamento della Costituzione[2]si affronta questa tesi con contributi di carattere pedagogico,storico-critico, giuridico, didattico e con le relazioni di specifiche esperienze condotte in istituti scolastici delle province di Brescia, di Roma e di Reggio Calabria.

La Costituzione, compagna di strada

Concludo questa rivisitazione di qualcuna delle mie “scoperte”e delle mie fatiche nella scuola e nel ministero, rubando una frase ad un articolo scritto, dopo un pranzo con i suoi compagni di scuola, nell’aprile del2016, su “Stampa reggiana”, da Ivan Spelti, mio ex alunno degli anni 60, diventato perito tecnico, poi laureato in astrofisica, docente nel Biennio unitario sperimentale di Reggio Emilia e ora scrittore e divulgatore scientifico.

“Evento festoso, nel segno non solo del ricordo indelebile,ma della riconoscenza per l’insegnante che accompagnò nella vita quei suoi studenti, seduto di sbieco sulla cattedra a coniugare e intersecare poesia,storia, letteratura, educazione civica, politica, morale, segnando profondamente il loro futuro percorso di vita”. Mi sembra una sorta di“verifica sperimentale” di quanto è scritto sulla stele antistante il LiceoAldo Moro di Reggio Emilia: “La Costituzione fatevela amica e compagna di strada.Vi sarà presidio sicuro, nel vostro futuro, contro ogni inganno e contro ogni asservimento, per qualunque meta vi prefissiate”. (Giuseppe Dossetti, 1995)

In Parlamento sono state già presentate proposte di legge da parte di diverse forze politiche, per rilanciare l’educazione civica, con un orario dedicato. Tutti parlano della educazione civica come materia di 33 ore all’anno, con voto distinto. Anche il ministro Bussetti ha fatto la sua scelta,accanto al vicepremier Salvini. Frattanto si è conclusa la raccolta di firme promossa dall’ANCI per la presentazione di una proposta di legge di iniziativa popolare, intitolata “Insegnamento di educazione alla cittadinanza come materia autonoma con voto, nei curricoli scolastici di ogni ordine e grado”. E’ difficile pensare che non se ne faccia niente, ma non sarà facile trovare un’intesa che valorizzi senza ambiguità quello che si è fatto e si è proposto finora.

Se come molti auspichiamo, si riuscirà a ricuperare almeno in parte lo spirito della Costituente, non si dovrà poi accontentarsi di una legge che faccia la fine di certi minori abbandonati da genitori e tutori.

Nota bibliografica

-L.Corradini -G.Refrigeri, Educazione civica e cultura costituzionale, La via italiana alla cittadinanza europea,IL Mulino, Bologna 1999 (pref. Romano Prodi).

– L.Corradini (a cura di) Cittadinanza e Costituzione. Disciplinarità e trasversalità alla prova della sperimentazione nazionale Una guida teorico-pratica per docenti, Tecnodid, Napoli, 2009

-L.Corradini – A.Porcarelli, Nella nostra società Cittadinanza e Costituzione, SEI, Torino Leumann, 2012

– L.Corradini, La Costituzione nella scuola Ragioni e proposte, Pref. Valerio Onida, Erickson, Trento 2013.

-L.Corradini, “Educare all’Europa, a partire dall’educazione civica e da Cittadinanza e Costituzione” in P.Corbucci M.Freddano (a cura di), Diventare cittadini europei, Loescher, quaderni, n.39, Torino 2018, pp.239-253

-L.Corradini, “La dimensione etico-giuridica e culturale della cittadinanza”, inG.Cerini, S.Loiero, M.Spinosi (a cura di), Competenze chiave per la cittadinanza Dalle Indicazioni per il curricolo alla didattica, Tecnodid e Giunti Scuola, Napoli 2018, pp.22-34


[1]Ho avuto l’onore di un riconoscimento recente,in una mail (16.3.2017) in cui ha scritto: “Ho visto il parere dellaCommissione Senato sull’insegnamento ‘Cittadinanza e Costituzione’. In questo nuovo quadro sono convinto che sia un utile passo avanti e spero che possa essere realizzato efficacemente. Tuo Luigi”.

[2] A cura del sottoscritto e del collega Giuseppe Mari (Vita e Pensiero, Milano).

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