GIUSTO DIFENDERE I CONFINI, MA BASTA PERIFERIE ABBANDONATE

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La tragedia di Desirée coinvolge tutti noi. La sua morte ci ricorda che la droga è un cancro da estirpare, senza distinzioni tra leggera e pesante, e ci dice che troppo spesso le istituzioni non sono in grado di rispondere alle richieste di aiuto di chi vede il suo quartiere, la sua strada, il suo stesso condominio, imbarbarirsi in una deriva senza regole. Sono i frutti avvelenati dell’accoglienza indiscriminata di una sinistra che straparla di integrazione, ma invece di governare i flussi, ha fatto sì che sotto la pelle della nostra convivenza si spargesse il veleno della paura e della xenofobia. Tocca ora allo Stato e a chi ha la primaria responsabilità sulla sicurezza interna prendere di petto questo problema e passare dai tweet e dalle rose al recupero di intere aree del Paese alla legalità. Giusto difendere i nostri confini, ma non possiamo più tollerare l’abbandono delle periferie.

Ci sono due elementi che fanno di una comunità una società civile: la sicurezza che lo Stato ha (avrebbe) il dovere di garantire e la protezione degli adolescenti, che spetta in primo luogo alle famiglie e alle istituzioni formative. Infatti, l’altra faccia della medaglia è rappresentata proprio dalle famiglie che spesso lasciano i ragazzi andare allo sbaraglio. L’educazione dei figli è un tema che riguarda tutti e sono sempre cauta, anche davanti agli orrori della cronaca, ad esprimere giudizi sommari perché fare il genitore è una missione così grande che spesso non ne siamo all’altezza.

Oggi, genitori e figli, viviamo spesso in due universi paralleli e c’è un buco nero tecnologico che li rende incomunicabili. Qualche anno fa i bambini restavano parcheggiati per ore davanti alla tv, ora navigano indisturbati tra i marosi molto più infidi del web. E qui arrivo al secondo, grave motivo di angoscia: se non c’è dialogo, come si può prevenire che un figlio adolescente si infili nel tunnel delle droghe? Come si fa a percepire se in un ragazzo che vive chiuso nella sua camera, un microcosmo spesso inaccessibile, si stanno insinuando l’insoddisfazione, la noia, la delusione? L’adolescenza è l’età in cui nasce il desiderio di evadere rispetto alle regole e alle convenzioni sociali. La famiglia, la società, la scuola e i vari centri formativi avrebbero il compito di attivare gli anticorpi, di stipulare un vero e proprio patto di corresponsabilità per scongiurare altri casi Desirée. Dovremmo forse provare a mettere insieme tutti gli attori in campo (dagli youtuber agli insegnanti, dai grandi player dei social media all’associazionismo cattolico e laico, dalle parrocchie al mondo dello sport) in una grande conferenza nazionale per l’adolescenza. Per salvare una generazione a rischio, per evitare ad altri genitori un dolore senza confini come questo. Per salvare noi stessi.

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